Quello che ci ferma minaccia la nostra stabilità – Tarocchi e Luna Nuova

È l’ultima Luna Nuova dell’anno e chiediamo il conto. Esattamente come stessimo al ristorante e ci trovassimo in chiusura: tovaglia macchiata dal vino, tovaglioli sgualciti, qualche piatto con pochi scarti rimasti, bicchieri vuoti o lasciati lì.
In un’immagine solitaria possiamo guardare quanta abbondanza, cosa ci ha soddisfatto, cosa no. Tra le risate e gli sbalzi d’umore deliranti, alla fine “scusi, mi porti il conto per favore?”.

Del tempo di qualità, o di molto così buttato da non ricordare neppure il dettaglio, se non il sapore di quella portata che alla fine era evitabile, ed ha riempito lo spazio nel nostro stomaco levandolo a qualcosa di più buono. Sazi? Forse pieni e per certi versi non soddisfatti, ma ne sono sicura che fra tante portate ne è arrivata una squisita che valeva l’attesa.
Ci rendiamo conto che ci sono dei punti da perfezionare nelle nostre scelte, che ci siamo lasciati limitare o condizionare da qualcosa di superato. Temporeggiamo nel passato, intrappolati nella condizione dei “se” e dei “ma”, ubriacati dal credere che le cose “dovevano andare così”.
Il meccanismo di stagnazione è una delle sfumature della malinconia dei rituali giorni festivi. Tra la mancanza di una persona e il senso di colpa la Luna Nera accoglie, come una madre che conserva il segreto di un figlio, nel silenzio e nell’ombra tutti quegli ologrammi che si fanno vividi nel nostro presente.

Ingranaggi orologio



È il tenere un piede indietro che ci trattiene in quel passo in avanti. Con la Ruota della Fortuna ci portiamo in un sali e scendi di riflessioni che ci fa comprendere come l’orbitare intorno a ciò che non ha più nulla da offrirci, con la scusa di voler recuperare o meglio, ricavarne ancora qualcosa, sia una tattica dell’orgoglio che non tollera “l’aver perso tempo”, perso solo quando non impariamo la lezione.
La dinamicità e il movimento fanno ripartire la giostra e tirare avanti quel piede significa il considerare la permanenza di un passato eterno e, in contemporanea, la prospettiva di validare il nostro futuro in una direzione stabile.
Eros e Thanatos sono due forze uguali ed opposte che mantengono viva la giostra, e demonizzarne una a vantaggio dell’altra significa bloccare l’ingranaggio.

A lezione appresa non si può sostare a lungo sulle macerie di ciò che non c’è più. Recuperare i pezzi buoni e ripartire da lì, considerare una selezione in base al nostro stato d’animo nel rievocare una memoria, chiedersi quale sia il modo migliore per poter respirare il domani.
Attenzione, poiché una domanda può essere un buon alibi per ritornare a stagnare, la soluzione è mettersi subito all’opera, creare un nuovo obiettivo ed essere aperti e pronti a giocare per affrontare le sfide che saranno proposte in futuro.
La stabilità non è stare fermi, ma un costante saper tenere l’equilibrio, lo stesso gesto quotidiano del camminare richiede di perdere l’equilibrio per qualche frazione di secondo.
Sciogliamo questo laccio soffocante e conserviamo i doni preziosi che ci sono stati offerti per dare la carica al carillon che porterà nuova musica alla nostra vita.

A cura di Francesca Shissandra

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